lunedì 27 febbraio 2012

Quando una vrenzola incontra un popolo di “straccioni”

Chiariamo subito: il popolo di straccioni è quello napoletano e la vrenzola è la giornalaia, pardon giornalista, del quotidiano “Il Tempo”.
Proprio oggi, la signora Fabrizia Argentieri firma uno strepitoso articolo nel quale dà sfoggio di tutte le sue “competenze” storico-culturali sul popolo partenopeo, infatti avverte con quel bel titolone:

“Nessun napoletano l’ammetterà”

Ma cosa deve ammettere un Napoletano di così importante? stiamo forse per leggere di un tabù partenopeo? Stiamo forse per apprendere una verità scomoda?

Andiamo con ordine: l’articolaccio si occupa inizialmente dell’incontro calcistico Napoli-Chelsea e del suo 3-1, il corpus è pieno di accostamenti al Napoli di Maradona con qualche accenno al contesto europeo calcistico del passato e del presente e dopo un’accozzaglia di banalità si arriva al punto più importante:

scrive la signora Fabrizia: “… Però sognare è lecito. Persino ai napoletani. Un popolo costretto a soffrire. La disoccupazione e la camorra. E andando a ritroso nella storia la fame, il colera, la carestia, l’occupazione nazista e quella alleata, la dominazione straniera. È per questo che i napoletani festeggiano tanto. A loro, popolo di straccioni, basta aver stracciato per una sera i ricchi e blasonati inglesi dell’aristocratico quartiere londinese di Chelsea…“

Considerazioni che non definirei propriamente calcistiche ma che nella loro esplosione razzista lasciano il lettore in due stati d’animo contrapposti: il primo è quello dello sbigottimento e del grottesco, non ci si crede, poi questo primo sentimento si trasforma in altro, probabilmente un misto di rabbia e distacco.

Queste parole però andrebbero lette con grandissima attenzione perché nascondono parecchie sorprese.
In primis la cosa che balza agli occhi è l’utilizzo della parola “popolo” e non nell’accezione di cittadinanza tenuta insieme all’interno del perimetro metropolitano, si parla di popolo napoletano come di un popolo ben riconoscibile. E questo fa sorridere, perché in quelle parole d’odio si scorge l’invidia del potersi sentire popolo senza bandiera, senza inno, senza capitale, senza costituzione napoletana (pur avendoli avuti tutti storicamente). Ora il popolo napoletano è popolo senza ausili, è popolo all’interno del più vasto popolo italiano.
Sempre in questi primi righi la signora degli stracci ci informa che PERSINO i napoletani possono sognare anche se forse non dovrebbero, occupati come sono a soffrire per colpa di disoccupazione, camorra, e andando indietro nel tempo per colpa di pestilenze, fame, guerra e carestia.
Queste ultime parole degne di una descrizione apocalittica, la giornalaia avrà forse preso spunto dall’Apocalisse di Giovanni.

Senza scomodare la storia, possiamo ricordare alla signora degli stracci che Napoli ha avuto momenti felici e tristi come tutte le città al mondo e sarebbe davvero volgare elencare tutti i meriti che la città partenopea vanta da quando fu fondata.
La signora trova anche il tempo per fare una considerazione etno- antropologica, descrive il popolo di straccioni (cioè i napoletani) come un ammasso di persone che essendo sempre gravati dal quadro apocalittico, quando trova l’occasione di festeggiare lo fa in modo esagerato.

L’articolo termina con queste “bellissime” parole: “Basta aver annientato l’ivoriano Drogba, uno al quale sono stati offerti 23 milioni a stagione, una cifra con la quale ci si paga tutto il Napoli per un anno. Aver visto svanire Cole e Lampard, Essien e Sturridge. Insomma, basta aver goduto una notte. Perché solo di notte i sogni si possono avverare.“

Senza più commentare le squallide parole della signora degli stracci vorrei fare delle precisazioni.
L’epiteto che ho usato è VRENZOLA o meglio VRENZOLA SPURTUSATA letteralmente significa straccio bucato e dunque donna volgare, lercia, rabberciata, stracciona, raffazzonata;

di per sé la voce vrenzola nel suo significato primo di straccio e poi in quello estensivo di persona, donna mal fatta o mal ridotta pare che etimologicamente possa ricollegarsi ad una brenniciola → bren(i)ciola → brenciola diminutivo di un’originaria brenna corrispondente (vedi il Du Cange) ad un basso lat. breisna = rozza, vile,senza valore ma non manca chi fa derivare brenna dall’ant. fr. braine (giumenta) sterile e quindi priva di valore;
spurtusata part. pass. femm. aggettivato dell’infinito spertusà = bucare denominale della voce pertuso = buco (dal lat. *pertusium derivato di pertundere = bucare) con protesi di una s intensiva.
Non ho utilizzato un’altra meravigliosa parola usata dal popolo partenopeo (e dal sud in generale), Mappina, che mi sembra altrettanto adatta per descrivere la signora degli stracci.
Mappina: sostantivo femminile, è voce in napoletano adattamento metaplasmatico del diminutivo del lat. mappa = cencio, straccio: è parola che anche con la primitiva desinenza del diminutivo latino “la” (mappila), con identico significato si trova in altri dialetti centro-meridionali.

P.S.
Il grandioso giornale “Il Tempo” (perduto) ha provveduto a rimuovere l’articolo dopo le varie rimostranze che gli saranno pervenute via web. Ci congratuliamo con il “giornale” per NON aver fatto un comunicato di scuse
e per NON aver controllato l’articolo prima della sua pubblicazione, ci complimentiamo altresì con la signora degli stracci (Fabrizia Argentieri) per averci strappato, tutto sommato, un sorriso e sicuramente qualche “benevola” jettatura.

tratto da http://ammazzandomasaniello.wordpress.com/2012/02/26/quando-una-vrenzola-incontra-un-popolo-di-straccioni/

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