domenica 27 maggio 2012

Girolamini, l'ombra di DELL'UTRI e del PdL, tutti amici del camorrista starsandbars/vandeaitaliana http://santosepolcro1.blogspot.com

La vicenda della biblioteca storica dei Girolamini assume sempre di più contorni sconcertanti: non sol a Verona sono stati ritrovati altri 3 depositi pieni di libri provenienti da Napoli, ma si è scoperto che il direttore veronese De Caro - che ha ammesso le proprie responsabilità - è stato nominato direttore senza averne i titoli su pressione del "bibliofilo"  DELL'UTRI e dell'allora ministro GALAN.

Insomma, dove c'è PdL c'è delinquenza (il che include il delinquente vandea italiana / starsandbars di http://santosepolcro.blogspot.com )

Ora, dopo aver ricordato cosa scrisse il signor camorrista vandeaitaliana in merito alla vicenda
("Napoli amano così tanto la cultura......che si fregano pure i libri...Povero Vico. Povera Mia Campania. Sarà colpa del Nord anche questo? Continuate a piangervi addosso, che fate bene..."), 
riporto un ritratto di de Caro, il direttore veronese dei Girolamini piazzato dal veneto Galan, ennesimo esempio di cosa sia il PdL e come abbiano irrimediabilmente rovinato l'Italia ad ogni livello.




BIBLIOTECA DI VICO

De Caro, direttore zero titoli

Chi è il dirigente di Napoli scelto da Galan.




La presenza più strana è quella di Vico, il pastore tedesco che si aggira indisturbato nelle magiche sale dove hanno studiato Benedetto Croce e Giambattista Vico e poi hanno fatto perfino da ricovero per gli sfollati del terremoto del 1980.

DE CARO PRIVO DI COMPETENZE.Incuria, sporcizia, disordine. Da Dario Fo a Franca Rame, da Mirella Barracco a Gerardo Marotta, da Cesare de Seta a Carlo Ginzburg: per i 2 mila intellettuali, che hanno firmato una petizione al ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi, Marino Massimo De Caro, 39 anni,veronese, amico di Marcello Dell’Utri e di Massimo D’Alema nonché consulente (per l’energia e per l’editoria) dell’ex ministro Giancarlo Galan, è privo «dei benché minimi titoli scientifici» e della «minima competenza professionale» per ricoprire (senza aver superato un concorso) il delicato incarico di direttore della Biblioteca conventuale dei Girolamini a Napoli. Quella del 1586 dove sono conservati testi importanti di filosofia, teologia cristiana, musica sacra e storia dell'Europa. Ma anche quella da dove sono scomparsi 1.500 libri antichi di inestimabile valore.
DIRETTORE SENZA LAUREA. La splendida biblioteca risulta di proprietà pubblica, ma è affidata tramite una convenzione alle cure dei padri della congregazione dell’Oratorio, ispirata a san Filippo Neri.
Dopo i furti, sul direttore De Caro che non risulterebbe laureato (si è iscritto all'Università di Siena, ma non ha concluso gli studi in Giurisprudenza) e si è ritrovato smentito perfino sulle sue sbandierate origini nobiliari, si stanno concentrando gli strali della critica più feroce e indignata: «È stato come mettere Nerone a capo dei vigili del fuoco. Anzi, un piromane a capo della guardia forestale», hanno ironizzato i più sarcastici.
INDAGATO PER RICETTAZIONE. Lui, con le parole e le gesta, non sembra abbia fatto molto per attenuare tanta ostile attenzione: in un’intercettazione del 27 dicembre 2007, riportata nel libro Il sottobosco firmato da Ferruccio Sansa e Claudio Gatti, si legge per esempio del suo esplicito disappunto verso un capitano dei carabinieri del nucleo patrimonio artistico di Monza che lo stava indagando per ricettazione a proposito di un'opera acquistata in un’asta pubblica in Svizzera. L’indagine è stata in seguito archiviata dai magistrati.

Carriera pirotecnica: da Orvieto all'energia dei russi

De Caro vanta una carriera da molti definita «pirotecnica»: prima assessore dell'Ulivo al Comune di Orvieto, poi responsabile per le relazioni istituzionali dell'Inpdap per il Nord Est, quindi vicepresidente della società di gestione del porto di Rimini, poi altri incarichi in campo energetico e tanto altro ancora. Come il ruolo di console onorario del Congo e la presidenza dal 2007 al 2010 di Avelar energia del gruppo Renova dell'oligarca russo Victor Vekselberg.
NEL GIRO DEL MINISTRO GALAN. Tutto legittimo, ma i critici insistono: non sembra che si sia mai interessato molto alle biblioteche. Eppure De Caro è finito nel 'giro' di Galan che la nominato direttore della biblioteca e poi è stato confermato da Ornaghi, «il 15 dicembre 2011, come accaduto per altri consiglieri dell'ex ministro», da quanto si legge in una nota del ministero.
SCOMPARSI 6 MILA VOLUMI ANTICHI. Dal 1960 al 2007 - secondo stime accreditate - dal convento dei Girolamini sarebbero scomparsi circa 6 mila volumi antichi. Una razzia, anzi una inaudita strage culturale che comprende - ma va ben oltre - la contestatissima gestione di De Caro: sacrosanta è la raccolta di firme, ma c’è chi si sta chiedendo perché - a fronte a simili cifre - nessuno abbia mai protestato prima, né denunciato né promosso petizioni. Tutti zitti o distratti, compresi gli abitanti della zona vicino alla biblioteca che però sottovoce raccontano di strane visite notturne e di misteriose automobili che nel buio sgommano allontanandosi stracariche di chissà quale merce.
NELLA BIBLIOTECA 159 MILA OPERE. I volumi superstiti della Biblioteca dei Girolamini sono 159.700, almeno fino al prossimo furto, ma per Diana De Feo, parlamentare del Popolo della libertà e moglie dell'ex direttore del Tg4 Emilio Fede, De Caro chinato sui volumi sparsi alla rinfusa ricorda l’immagine suadente «di un medico amorevolmente dedito ai suoi pazienti da curare».

Nella biblioteca di Vico i malanni sono antichi: si narra che già nel 1962 due padri oratoriani vennero condannati per il saccheggio degli arredi della chiesa e del convento, nonché di oggetti d’oro e paramenti per il valore di 1 miliardo di lire, oltre a centinaia di libri rari.
Gerardo Marotta, anima del prestigioso Istituto italiano per gli studi filosofici, negli Anni 70 ottenne dal governo l’autorizzazione a conservare nel convento i suoi preziosi libri. Ma non se ne è mai fatto nulla.
FIRPO: CACCIARE I CATTIVI CUSTODI.Lo storico Luigi Firpo, nel lontano 1981, scrisse profetico: «Cacciate via i cattivi custodi, restituite i Girolamini alla Napoli seria e civile».
«Nel 1994», ricorda a Lettera43.it Mirella Barracco, leader della Fondazione Napoli 99, «grazie a uno sponsor abbiamo collaborato con i padri filippini al recupero della Quadreria. Ricordo che accompagnai il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in una bellissima visita. La verità è che nessuno ha mai affrontato di petto le condizioni in cui versano la chiesa e tutto il complesso, compresa la biblioteca».
NOMINA NON MERITOCRATICA. Per Stefano Parise, presidente dell’Associazione italiana biblioteche, il vero problema è di «rivedere drasticamente i criteri di nomina dei vertici degli istituti culturali, almeno di quelli più prestigiosi».
Ma il direttore De Caro possiede i requisiti per ricoprire il ruolo di direttore della biblioteca? «La sua nomina è un calcio negli stinchi al concetto di meritocrazia», spiega Parise, perché «non possiede i titoli: non è un bibliotecario, né un paleografo, né un filologo e né uno storico del libro. Forse è un libraio, una sorta di bibliofilo: è come se il ministro nominasse un melomane al vertice del teatro San Carlo».
DENUNCE SOLO DOPO LA PETIZIONE. E durante la sua gestione sono scomparsi altri 1.500 libri: «È sconcertante che la denuncia del furto da parte del direttore sia stata presentata a petizione già partita» ed è «sconcertante e inaccettabile la storia dei libri ritrovati alle aste internazionali».
Chissà, però, se possa bastare una petizione per salvare la biblioteca. «Sto sollecitando molte interrogazioni parlamentari», prosegue Parise, «a quelle, Ornaghi non può evitare di rispondere».
DIRETTORE DOPO UN CONCORSO. Poi servirà anche chiarire i criteri di nomina del direttore della Biblioteca dei Girolamini, assegnando il ruolo «per concorso», così come avviene per le strutture pubbliche.
Tuttavia ci sono pure da risolvere i furti dei libri e la «carenza di personale che non aiuta le biblioteche»: «Il furto resta un’eccezione, ma non può riguardare di certo i preziosi libri dei padri filippini: quelli dovrebbero essere conservati come i lingotti d’oro. Sotto chiave nei depositi, a una determinata temperatura e grado di umidità».

sabato 26 maggio 2012

A proposito di pulcinella signor starsandbars/vandeaitaliana

Lascia stare il nostro Pulcinella e tieniti care le maschere padane che hanno governato l'Italia negli ultimi 20 anni. Altro che paese di Pulcinella, questo è proprio il paese di Burlesquoni.

I FISCHI “DI PANCIA” POSSONO DIVENTARE FISCHI “DI TESTA”


BREVE PREMESSA PERSONALE: gentile onorevole, il suo è un ottimo spunto che sottolinea l'ennesimo provvedimento discriminatorio del regime coloniale adottato dolosamente per strangolare l'economia campana, ma si chiara una cosa: nel nuovo, eventuale, soggetto politico non ci sarà spazio né pietà per chi ha appoggiato, per 20 anni, il governo padano. Il termine massimo per pentirsi è già scaduto da un pezzo e riciclati non ne vogliamo. C'è gente che lavora seriamente da anni nella lotta di decolonizzazione e che merita rispetto, ergo NIENTE MICCICHè di contrabbando!


On. Marcello Taglialatela

Attenzione! I fischi “di pancia” possono diventare “fischi “di testa”. Mi spiego. L’episodio che ha visto protagonisti i tifosi del Napoli domenica scorsa all’Olimpico – e le prevedibili polemiche seguite – impongono una riflessione che va ben al di là del comportamento sportivo e del doveroso senso di rispetto verso l’inno della Repubblica Italiana.

I “fischi di pancia” levatisi nello stadio hanno, a mio avviso, un duplice significato. In primis evidenziano un clima di insofferenza rispetto a posizioni anti Napoli, non solo in senso calcistico, ma anche geografico, sociale, razziale. E sono, se visti in una prospettiva più ampia, un appello fortissimo, una richiesta di cambiamento che non può più attendere. Cambiamento nelle scelte politiche, nell’analisi attenta e non superficiale delle comunità del Sud, di quella campana in particolare, di quella napoletana, soprattutto.

Fissati questi come “assiomi” della mia riflessione, il ragionamento che propongo è semplice. Chi ha sottolineato in maniera negativa i fischi all’Inno deve chiedersi quali saranno gli effetti che le mancate compensazioni imposte alla Campania avranno sulla classe imprenditoriale regionale, quell’insieme di operatori di ogni ramo chiamati a collaborare con lo Stato per creare adeguate condizioni di sviluppo. Una scelta così dura, così difficile da digerire, non può non provocare una ulteriore frattura fra la politica e la società in tutte le sue componenti. Perché, se i primi ad essere penalizzati saranno gli imprenditori, i lavoratori dovranno sopportare conseguenze ben più gravi.

Ha fatto bene, allora, Stefano Caldoro a guidare la rivolta delle regioni del Mezzogiorno contro questa decisione assurda che, tra l’altro, penalizza un governo regionale che continua ad essere accusato di “rigore eccessivo” mentre nulla si fa pagare ai responsabili dei conti in rosso della decennale gestione bassoliniana.

Dalla riflessione passo ad un’analogia che contiene “in nuce” un nuovo progetto politico. Tutti coloro che danno un giudizio negativo della Lega Nord, tuttora capace di creare condizionamenti sulle azioni di governo in base al pur legittimo diritto di tutelare la propria appartenenza territoriale, non dovranno meravigliarsi se al Sud nascerà una forza politica fondata sul principio della difesa e della valorizzazione territoriale. Un soggetto politico nuovo che affondi le proprie radici nell’identità e nella storia di Napoli e di tutto il Sud. Una forza sociale e meridionale.

Fischi all'inno, ma l'Italia non vuole capire.

Fischiando l'inno - non solo allo stadio, ma anche per le strade -  il popolo napoletano ha voluto manifestare un malessere profondo dando un messaggio chiaro al regime coloniale: la misura è colma e se non la smettete saranno guai.

Malessere che, tuttavia, il regime mostra di non aver capito (o, almeno, finge), visto che continua ad umiliare Napoli con le sue  politiche coloniali e offre una lettura della protesta a lui conveniente.

Una strategia, però, poco intelligente, perché, se continuano su questa rotta, non ci resterà che una sola alternativa...

Di seguito alcuni dei motivi per i quali è necessario fischiare l'inno. Questo è il gruppo fb ufficiale ("Anche io ho fischiato l'inno" http://www.facebook.com/groups/331003380301013/














martedì 22 maggio 2012

NAPOLI, fischia più forte!


"20mila euro di ammenda al Napoli per avere i suoi tifosi fischiato l'inno italiano"

Pochi: significa che la prossima volta dovremo fischiare più forte e che ora ci toccherà lasciargli una mancetta, così almeno si possono comprare una pizzetta o un accendino per darsi fuoco.....


N.B. Ovviamente nessuna sanzione per il coro "NAPOLI MERDA" urlato dai subumani juventini durante il minuto di silenzio. Del resto da un veneto come il giudice sportivo Tosel cosa vuoi aspettarti? Altro che "vesuvio pensaci tu", loro hanno il cervello (e non solo) ALLUVIONATO .

lunedì 21 maggio 2012

Coppa italia, i fischi all'inno di Mameli e lo schifo di Schifani.

Aspettavo la vittoria in coppa italia dal 1997 - ovvero dall'anno in cui il Napoli fu sconfitto in finale e si avviava a vivere gli anni più tragici della sua storia calcistica - e, tuttavia, confesso di aver goduto di più nell'ascoltare 40mila napoletani fischiare l'inno di Mameli rivendicando di essere partenopei e basta. 
Il presidente del Senato Schifani, presente ieri allo stadio Olimpico, si è detto sconvolto per l'accaduto e subito, con lui, si sono accodati una serie di giornalisti televisivi piazzati in rai per raccomandazione.

Io, però -che mi sconvolgo di più per il fatto che un personaggio squallido proveniente da un partito squallido come Schifani sia presidente del Senato - mi chiedo come mai nessuno si indigni per i cori vergognosi che accompagnano il Napoli ad ogni trasferta.

Il repertorio è vasto anche se è abbastanza ripetitivo e spazia da "lavali col fuoco, o Vesuvio lavali col fuoco", a "senti come puzza Napoli, sarà perché son colerosi, sarà perchè son terremotati e col sapone non si sono mai lavati" fino al più fantasioso "San Gennaro sieropositivo". 

Ebbene - fermo restando che io non ho mai sentito un tifoso del Napoli esultare per le tragedie altrui , invocare alluvioni o terremoti né, grazie al cielo, insultare il santo patrono di qualche città del Nord - mi chiedo su quali basi un Napolitano o un meridionale in genere debbano sentirsi italiani posto che sono emarginati  sul piano sociale, economico nonché culturale. 


Lasciamo stare i cori razzisti di una fetta consistente di Italiani del Nord, ma chiediamoci piuttosto se lo Stato italiano, che continua a spendere il triplo di soldi per il Nord rispetto al Sud, fa qualcosa per farci sentire italiani.
1) Perché il Sud non ha il diritto ad avere la Tav e, anzi, in treno si viaggia più lentamente rispetto al 1903?.
2) Perché il Sud non ha il diritto ad avere le stesse autostrade del Nord dove il rapporto di spesa è 1/100 ?
3) Perché il Sud non può avere gli stessi ospedali?
Insomma, per farla breve, perché il Sud, non possono avere le stesse possibilità di sviluppo e di lavoro rispetto al Nord e il governo italiano fa di tutto per frenare lo sviluppo del meridione.

Per non parlare dell'emarginazione culturale: il ministro Gelmini è stato capace di cancellare dai programmi scolastici ogni autore meridionale del '900!

Non credo che tutti gli spettatori che ieri hanno fischiato l'inno abbiano contezza della questione sociale, però costituisce sicuramente una forte rivendicazione di identità o, quantomeno, un insofferenza che non può più essere ignorata. Negli ultimi anni al San Paolo sono spariti tutti i tricolori e sono sempre di più presenti le bandiere duosiciliane (non perché si voglia la restaurazione dei Borbone, ma perché è l'ultimo simbolo che ci rappresenta);  ieri, durante i festeggiamenti, non ho visto un solo tricolore in strada ma solo tante bandiere con gli stemmi duosiciliani o striscioni con scritto "siamo partenopei".

Sull'argomento ho avuto da ridire su fb con l'On. Paola Frassinetti che, dopo aver scritto che fischiare l'inno è da schifosi, si è sentita offesa da me che l'ho invitata a fare un sondaggio su cosa sia ritenuto più schifoso tra il fischiare l'inno di Mameli e l'esercitare il mestiere del parlamentare.

La signora Frassinetti - sedicente dura e pura della destra sociale missina e che, tuttavia, convive benissimo nel PdL - ha replicato, con un atteggiamento velatamente mafioso, istigandomi a a ripeterle de visu l'invito.
Un atteggiamento tipico di chi viene da un mondo pieno di privilegi e non è abituata a confrontarsi sul merito delle cose. Del resto, ad esempio, l'On. Frassinetti, che è tanto brava a commuoversi ascoltando l'inno di Mameli e a minacciare chi è di parere avverso, non si è mai sentita in dovere di replicare con lo stesso tono ad personaggio come il leghista Matteo Salvini che ha frequentato negli anni che ha passato al consiglio regionale della Lombardia.

Chiediamoci, allora, perché ci si scandalizza della reazione di rifiuto dei colonizzati e, invece, si tace di fronte agli insulti dei colonizzatori (che non sono solo leghisti).
Io me lo sono chiesto e la risposta che mi sono dato è che quando si è schiavi ospiti in casa altrui si ha sempre torto: se un cameriere fa cadere i bicchieri perché il suo padrone lo fa inciampare, la colpa è comunque del cameriere!

All'On. Frassinetti ho anche chiesto di far istituire una giornata nazionale sui crimini del Risorgimento, ma la signora onorevole ha preferito non rispondere. 
E del resto perché avrebbe dovuto se a Torino esiste - senza che nessuno dica nulla - addirittura un museo dedicato a CESARE LOMBROSO, l'ebreo veronese che teorizzava l'inferiorità razziale dei meridionali, in cui sono esposte le teste mozzate dei meridionali che si opposero all'invasione del regno delle Due Sicilie?

Per fare un parallelo: pensate ciò che accadrebbe se in USA ci fosse un museo con esposte le teste degli schiavi negri. Come minimo ci sarebbe una sommossa, in Italia - invece - il biglietto per lo spettacolo costa solo € 2,00.

Ebbene, dunque, rinnovo la domanda, perché noi napolitani dovremmo sentirci italiani?
Sinceramente mi sento europeo, appartenente alla razza umana ma veramente non trovo ragioni per sentirmi italiano e, anzi, provo un certo fastidio a vederlo scritto sulla mia carta d'identità.
Un fastidio dovuto sicuramente a ragioni culturali e morali, ma soprattutto per l'embargo economico che il Sud subisce da 151 anni.
Nei giorni scorsi su internet girava un video in cui si mostrava l'evoluzione degli stati europei negli ultimi 1.000 anni: il Regno delle Due Sicilie era l'unico stato che è rimasto uguale per un millennio. Più di stati antichi come Inghilterra, Germania o Austria. In questo millennio siamo stati sempre floridissimi e terra di immigrazione, poi - ex abrupto - siamo diventati una terra di conquista. Tralascio la descrizione di quello che ci fecero perché ora non interessa, ma chiedo: è giusto che ogni anno 50.000 meridionali debbano emigrare in cerca di lavoro?

Conosco molto bene la Spagna e in regioni come la Navarra e il Pais Vasco - così come in Cataluya,nella Comunità Valenciana e in Galizia ma anche in Castilla y Leon -non ci si vergogna della propria identità:
guai a dire ad un basco di essere spagnolo, si rischia il linciaggio ed effettivamente le differenze culturali sono evidenti come tra un napoletano/meridionale e un italiano. Perché non possiamo prendere esempio da loro?

Provinciale non è chi rinuncia alla propria identità, ma chi vuole emulare le identità altrui.

Al Paese Basco e alla Navarra il governo di Madrid ha riconosciuto una forte autonomia (hanno addirittura una polizia autonoma): perché non possiamo sperimentare lo stesso in Italia dando al Sud la possibilità di spendere come meglio crede i propri soldi?

Perché,se da Palermo devo andare in aereo a Tunisi, devo prima passare per Milano?
Perché,  se devo trasportare della merce da Salerno a Potenza devo prima lasciarla al deposito di Sassuolo (Emilia Romagna)?

Non sono due esempi inventati: è veramente così!
Tanto è vero che la regione più povera d'Italia, la Calabria, è quella che paga la spesa più cara.

Eppure, secondo l'Istat ,in Calabria si paga di meno. Sapete perché? Il video ve lo spiega come meglio non potrei:








* Fino al 1861 per Napolitano si intendeva ogni abitante dell'area continentale del Regno, dai Calabresi ai Pugliesi.









venerdì 18 maggio 2012

Girolaminini, ritrovati i libri.....in VENETO. Vandea Italiana, fai bene: "Non porgiamo l'altra guancia".


Il sig.  G.R., alias  Starsandbars, alias Vandea Italiana, autore del blog Non porgiamo l' altra guancia  ( http://santosepolcro1.blogspot.com/ ) e noto fiancheggiatore di alti esponenti della criminalità organizzata che fanno della difesa della corruzione il loro brand, tempo fa, in uno dei suoi soliti deliranti post, al fine di offendere me, aveva scritto:

"Napoli amano così tanto la cultura......che si fregano pure i libri...Povero Vico. Povera Mia Campania. Sarà colpa del Nord anche questo? Continuate a piangervi addosso, che fate bene..."

ECCOLO ACCONTENTATO:

Napoli: Procura sequestra 240 libri biblioteca Girolamini, ritrovati in Veneto

Napoli, 18 mag. - (Adnkronos) - La Procura di Napoli ha sequestrato 240 libri antichi sottratti alla biblioteca dei Girolamini di Napoli. I libri sono stati ritrovati in Un deposito nel veronese e porterebbero i timbri che accerterebbero la provenienza dalla biblioteca dei Girolamini. Nello stesso deposito sono stati sequestrati altre centinaia di volumi, sui quali saranno svolti approfonditi accertamenti. Probabilmente i testi sottoposti oggi a sequestro erano destinati ad essere venduti all'estero. L'apertura di un fascicolo da parte della Procura di Napoli era avvenuta a seguito della denuncia da parte del direttore Marino Massimo De Caro sulla presunta sparizione di circa 1500 volumi dalla biblioteca nel corso degli ultimi decenni.


(18 maggio 2012 ore 21.48)

Purtroppo devo constatare che I LOMBARDO-VENETI come lui, avendo avuto antenati che fino a poco tempo fa si arrampicavano sugli alberi, sono rancorosi e covano un complesso di inferiorità tale che li porta a produrre bile in quantità. C'è, del resto, da compatirli: le pozzanghere lombardo-venete non hanno mai partorito libri bensì solo tante TROTE, cosicché sono costretti ad assecondare il loro DNA rubando, libri e non, a chi ha. Il metodo è sempre quello adoperato da Renzo Bossi: come non serve studiare per conseguire la laurea (o un diploma liceale...), allo stesso modo non serve essere alfabetizzati per avere dei LIBRI. 

Ad ogni modo, grazie per l'ennesima figuraccia, esimia TESTA DI CAZZO (sì, lo so, è una parolaccia, ma nel tuo caso non ci sono parifrasi che tengano). Ci sarebbe da ridere, se il tuo caso non fosse ai limiti dell'interdizione.

sabato 12 maggio 2012

NEMICA ASSICURAZIONE

Roma 18000 sinistri, il 5% di truffe sono 900.
Milano 13500 sinistri, 5% truffe sono 675.
Napoli 2800 sinistri, 13% di truffe sono 364
QUINDI PERCHè AL SUD SI PAGA IL DOPPIO?

Il governo dà la paghetta al Sud, ma intanto ci fa una bella cresta per il Nord.



"Poi c’è la madre di tutte le beffe : i fondi FAS, un fiume di denaro destinato a colmare i ritardi 
del Sud e che è stato impiegato invece dal governo per pagare conti da tutt’altra parte d’Italia .Quanti per l’esattezza? Cifre precise non ce ne sono. Interpellata, persino la presidenza del Consiglio getta la spugna dichiarandosi incapace di fornire un rendiconto dettagliato delle spese fatte con i fondi Fas. Riporto di seguito, una stima de “L’Espresso” dell’8 Aprile 2011, a firma di Ignazio Catauro: “La storia dei Fas e dei suoi maneggiamenti comincia nel 2003. Il compito di ripartire le risorse viene affidato al Cipe (presieduto dal siciliano Miccichè) con il vincolo di destinarne l’85 % al Sud e il 15% al Centro e al Nord. Intenti lodevoli, ma si parte subito con il piede sbagliato……per motivi di spazio tralascio tutti gli sperperi dal 2003 al 2007 perché…”acqua passata”, ma elenco per sommi capi quelli dal 2008 al 2011: “……dalla fine del 2008 il Fondo si vede sottrarre oltre 50 miliardi per finanziare una serie di provvedimenti che vanno dall’abolizione dell’ICI alle alluvioni in Piemonte e Valle d’Aosta, al G8 in Sardegna, per lo sviluppo dell’istituto agro alimentare di Parma, il termovalorizzatore di Acerra, il terremoto in Abruzzo, all’Aquila, per la privatizzazione della Tirrenia, per Ferrovie dello Stato e Trenitalia, per l’edilizia carceraria (penitenziari in Emilia Romagna, Veneto e Liguria) e per mettere in sicurezza quella scolastica; per il trasporto nei laghi Maggiore, Garda e Como. Per l’alta velocità Milano - Verona e Milano - Genova; la metro di Bologna; il tunnel del Frejus e la Pedemontana Lecco -Bergamo. E poi le opere dell’Expo 2015 che comprendono il prolungamento di due linee della metropolitana milanese ; per linea C di quella di Roma; per la laguna di Venezia;per l’adeguamento degli edifici dei carabinieri di Parma ; quello dei sistemi metropolitani di Parma, Brescia, Bologna e Torino ; la metrotranvia di Bologna; un miliardo 300 milioni a favore della società Stretto di Messina,e non per le spese di costruzione ma solo per consentire alla società di cominciare a funzionare; oltre alle ormai “mitiche” multe delle quote latte degli allevatori settentrionali cari ai leghisti.” E ancora, nel 2010, 16 Miliardi e 200 Milioni al Nord, 1 Miliardo e 200 Milioni al Centro, 500 Milioni all’autostrada Roma Latina, e 33 Milioni (!) a Taranto che valgono per tutto il Sud. Faccio notare che le aziende che hanno avuto questi appalti pluri miliardari dei fondi Fas sono tutte del nord o comunque gravitano nell’area geo politica del centro nord e pagano le tasse al nord! E come se non bastasse il Ministro Fitto (2011) preleva dai fondi Fas ben 74 Milioni per destinarli alla Provincia autonoma di Bolzano (la più ricca d’Italia!). Questa montagna di denaro che avrebbe dovuto rilanciare l’economia del Sud, ancora una volta, dopo il Piano Marshall (la Lombardia ebbe US $ 1.390.000.00 e la Calabria US $ 14.680,00!) e la Cassa del Mezzogiorno (nel sud fu speso lo 0.5% del PIL mentre, contemporaneamente senza alcuna “cassa speciale”, nel nord si spendeva il 35% del PIL, 70 volte di più!), è servita solo ad arricchire gli industriali del nord, i ras locali di tutti i partiti e le loro fameliche clientele, e nonostante tutto ciò, si continuano a concedere appalti milionari alle aziende del nord (Infrastrutture Lombarde) per realizzare i quattro ospedali in Calabria (400 Milioni)!
Siamo la “colonia del nord”, per la quale hanno fatto una guerra lunga 10 anni (1861-71), e tale dobbiamo restare..

Falcone e Borsellino

«Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana»


Silvio Berlusconi, un uomo che non dovrebbe essere a piede libero.

Vandea Italiana e le asinerie sul Regno delle Due Sicile.

Dialogare con Vandea Italiana - Starsandbars equivale a spiegare la teoria della relatività ad un mulo, solo che gli avventori di passaggio non lo sanno così non riescono a sfuggire alla "supercazzola", ovvero ad una serie di parole prive  di connessione logica che si ripetono sempre nello stesso ordine e in maniera maniacale. I suoi interlocutori gli hanno scritto che la Lega Nord è un partito di ladri e di ignoranti ( al pari degli altri partiti e meno del PdL che è il partito della mafia per antonomasia)? Lui risponde con le solite " tre ciappette" che ha appreso in una vita di asinerie:
i) che conosce Capri come le sue tasche, ma non quella di oggi, (e qui si fermano le conoscenze geografiche)
ii) che ha letto Marotta, Eduardo,Vico e Bellavista (e qui si fermano le conoscenze filosofico-letterarie);
iii) che il Regno delle Due Sicilie è stato martirizzato al pari dello Stato della Chiesa e del Lombardo-Veneto (e qui iniziano le fesserie).

Relativamente a quest'ultimo aspetto ho provato più volte a spiegargli che non si può paragonare per ricchezza, produzione, occupati, progresso e livello di civiltà il Regno delle Due Sicilie - 3° potenza mondiale - ad uno statarello di periferia come il Lombardo-Veneto (laddove il Veneto stava veramente rovinato)  né si possono confrontare delle semplici annessioni con una politica volta a colonizzare il Sud. E' inutile spiegare ad un ciuccio che nell'ex regno delle Due Sicilie ci facevano pagare il quintuplo dei tributi in più rispetto al resto delle Italie (persino sulle tasse di bollo o le cessioni immobiliari al fine di paralizzare l'economia) e che, nonostante ciò, ci sono voluti 30 anni di colonialismo per superare il Pil del Sud. Il Regno Delle Due Sicilie aveva, un po' come la Svizzera, un sistema creditizio avanzato e pochissime tasse (solo 3 e a protezione della produzione nazionale) che consentivano alle imprese locali di esportare i propri prodotti senza subire l'invasione di quelli scadenti lombardo-veneti ("i cinesi" di allora). Fu il primo stato al mondo a introdurre le pensioni, le 8 ore lavorative, la parità retributiva uomo-donna, forti divieti sul lavoro minorile - punti sui quali Mussolini copiò di sana pianta - e l'obbligo di motivare le sentenze 2 secoli prima rispetto alle regioni meno civilizzate.

Basterebbe leggere il grafico che curò Saverio Nitti sul numero di occupati per ogni settore di produzione (industria, agricoltura, terziario) e la ricchezza per capire che il paragone con Lombardo-Veneto non sussiste proprio.

Ma Vandea, pur essendo un ciuccio, non ha nemmeno l'umiltà di andarsi a vedere i numeri (lui si crede un grande scienziato!) e così il tentativo di fargli capire che le sue sono asinerie non è andato a buon fine:
http://www.blogger.com/comment.g?blogID=3874814308538206916&postID=8889365310121605907

Colpa di un deficit intellettivo che non gli può essere addebitato? Sicuramente sì, ma non gli si può non addebitare una chiosa dai connotati esilaranti in cui lui - il re dei piagnistei, del catastrofismo, del pietismo melenso che addossa agli altri i propri fallimenti -  arriva ad accusare i suoi interlocutori di essere lamentosi e di piangersi addosso.
Ad ogni modo meglio non pronunciarsi: magari sarà ironia Lombardo-Veneta la cui vis comica a noi francamente sfugge.




























Sullo stesso argomento leggi anche  

"Da Burlequoni a Vandea Ruba Cuori"
 http://amicodeltrota.blogspot.it/2012/04/da-burlesquoni-vandea-ruba-cuori.html ,

"VandeaItaliana non piangere, ti rimane sempre Nicole Minetti" http://amicodeltrota.blogspot.it/2012/04/starsandbarsvandeaitaliana-non-piangere.html

"Vandea Italia all'ignoranza si rimedia, alla stupidità no".
http://amicodeltrota.blogspot.it/search?updated-max=2012-04-19T11:30:00-07:00&max-results=7

L'amico immaginario di Vandea Italiana.
http://amicodeltrota.blogspot.it/2012/05/lamico-immaginario-di-vandea-italiana.html

venerdì 11 maggio 2012

L'amico immaginario di Vandea Italiana ( http://santosepolcro1.blogspot.com/ )

Ogni volta che apro il blog di Starsandbars - Vandeaitaliana le risate sono copiose. Ecco quanto scrive -rivolgendosi a me - per commentare il risultato elettorale di Palermo: 

"Nell' attesa di rispondere ai miei tanti nuovi amicinapoletani che ultimamente mi sono fatto (che non capiscono quanto io ami il Sud, che vorrei diverso...), non posso fare a meno di constatare come Palermo abbia scelto finalmente una faccia giovane e nuova".
Ci manca solo che dica di avere degli amici (invisibili) gay e poi il quadro è completo. 
 Per il resto, se lo considerassi una persona sana di mente, proverei a spiegargli che i Palermitani - come tutta Italia, Nord compreso - hanno fatto bene a non votare per quella associazione per delinquere che è il PdL di cui lui è fedele seguace, ma ad uno che da "cattolico reazionario" (a chiacchiere e quando non si fa bunga bunga!) , tifa per il massone Hollande che vuoi spiegargli? 


Trovo, altresì, veramente fuori dal mondo che un sostenitore del partito dei mafiosi/massoni/prostitute si permetta di citare Borsellino e Falcone.  Per fortuna, se si votasse oggi, il PdL non arriverebbe al 15%, ma è ancora troppo per un movimento criminale che presto sparirà mandando sul lastrico procacciatori di affari come VandeaItaliana.
Guardate come qui ingaggia una querelle con altri napoletani. Gli altri gli scrivono argomentando su una questione e lui risponde  dicendo che una volta è stato a Capri e facendo la solita supercazzola:

http://www.blogger.com/comment.g?blogID=3874814308538206916&postID=8889365310121605907

La logica, questa sconosciuta!
Si vede che troppo bunga bunga con Nicole Minetti brucia i neuroni (o erano i neutrini? Non ricordo).

venerdì 4 maggio 2012

CARO NORD MA DOVE VAI SE IL SUD NON CE L’HAI? – Lino Patruno


di Lino Patruno
A Ricomincio da Sud. Ci sono almeno tre ragioni per cui se l’Italia vuol crescere può farlo solo a Sud. Prima lo si capisce meglio è. Come meglio è se la si smette quanto prima di considerare il Sud un danno e non una salvezza per tutti. Prima ragione. Non ci vogliono trattati di economia per capire una banalità. Resteremo nell’incubo di questa crisi se si continua ad andare avanti con un sistema (gli intellettuali dicono “modello di sviluppo”) per cui il Nord deve fare da locomotiva e il Sud, se va bene, seguirlo come bagaglio appresso. Il risultato è una crescita dello zero virgola qualcosa, anzi ora andiamo indietro. E’ come se avessi una Porsche e la facessi andare come una Panda. Non solo è uno spreco, ma prima o poi imballi il motore.
Cara Nord ma dove vai Il Nord dovrebbe crescere al 10 per cento come una Cina per far crescere in media l’Italia almeno al 3 per cento, quota minima per riprendere a creare lavoro.
L’integrazione fra le due Italie è tale che dovrebbe far ricredere anche il Luca Ricolfi del “Sacco” (saccheggio) del Nord. Insomma la bibbia che il Salvini sbandiera sempre come dimostrazione del Sud parassita. La Banca d’Italia dice che è vero che ogni anno 50 mila miliardi di tasse del Nord vengono spesi anche nel resto del Paese. Ma è vero pure che ritornano con gli interessi (oltre 60 miliardi) in acquisto di prodotti del Nord da parte del Sud. E aumentano ancòra se ci aggiungiamo, mettiamo, i ricoveri di meridionali al Nord (pagati dalle Regioni del Sud). E se ci aggiungiamo i giovani meridionali che vanno a lavorare al Nord ma la cui istruzione l’hanno pagata i loro genitori al Sud (a parte le tasse che versano lì). che smentiva un pregiudizio sul Sud? Piagnone anche lui. Così si scopre anche (Luca Bianchi direttore della Svimez) che un quarto della ricchezza annuale della Lombardia proviene dalle vendite al Sud. Ma invece che di Sud creditore si continua a parlare di Sud debitore. E invece che, magari, di “Sacco” del Sud, si continua a parlare di “Sacco” del Nord. Si è meridionali anche nei sacchi. Senza dimenticare la ciliegina che, nonostante tutto, la spesa dello Stato è maggiore al Nord che sta meglio rispetto al Sud che sta peggio.
Ma se occorre ricominciare da Sud, anche il Sud deve ricominciare da se stesso. C’è al Sud una prateria di cose da fare (oltre che di cose fatte). Il Sud s’arrabbi di brutto per i treni tolti, ma poi metta in campo al più presto la propria locomotiva. Il futuro è a Sud.

Ma oggi solo la Cina è Cina. E poi il Nord è al limite, saturo, sfiatato, non può crescere più di tanto: devi avere anche lo spazio per altri capannoni. Se dai a un riccone altri cento euro, non ti ringrazierà neanche, se li dai a un poveraccio gli hai cambiato la giornata. Riesce a lavorare al Sud un venti per cento in meno rispetto al Nord: se potessero spaccherebbero le pietre. Si dovrebbero cambiare le condizioni, investire al Sud quei soldi destinati al Sud ma invece utilizzati per tante altre cose, dalle multe dei vaccari bergamaschi ai traghetti del lago Maggiore. E i treni, al Sud, si dovrebbe darglieli non toglierglieli.
Seconda ragione (per cui bisognerebbe ricominciare da Sud). La conferma viene proprio in questi giorni dalla Banca d’Italia, non da qualche irriducibile terrone mezzo piagnone mezzo cialtrone. Nel Paese che i signorini dalle mani sporche della Lega Nord vogliono tagliare in due, se non ci fosse il Sud che acquista non ci sarebbe il Nord che vende. Altro che secessione, altro che ce ne andiamo per conto nostro: dove vanno?
Questi conticini li aveva già fatti da tempo Paolo Savona, economista, ex ministro, banchiere. Ma chi volete che gli desse retta visto che smentiva un pregiudizio sul Sud? Piagnone anche lui. Così si scopre anche (Luca Bianchi direttore della Svimez) che un quarto della ricchezza annuale della Lombardia proviene dalle vendite al Sud. Ma invece che di Sud creditore si continua a parlare di Sud debitore. E invece che, magari, di “Sacco” del Sud, si continua a parlare di “Sacco” del Nord. Si è meridionali anche nei sacchi. Senza dimenticare la ciliegina che, nonostante tutto, la spesa dello Stato è maggiore al Nord che sta meglio rispetto al Sud che sta peggio.

Ma c’è la terza ragione (per cui bisognerebbe ricominciare da Sud). Buona parte dell’attuale crisi del Nord è dovuta al fatto che è in crisi anche il Sud che compra meno. E che se dalla crisi si esce solo col rilancio dei consumi (e quindi della produzione, del lavoro ecc. ecc.), o il Sud si muove o la barca affonda. Il Nord dipende dal Sud, una bestemmia. E’ sbagliato allora non solo il sopraddetto “modello di sviluppo” della locomotiva, ma anche quello conseguente del Nord che vende e del Sud che acquista. Pensiamo a cosa avverrebbe se tutti i Nicola Cassano e le Carmela Palumbo del Sud decidessero un giorno il CompraSud, acquistare solo prodotti meridionali (e ce ne sono): il panico.
Conclusione: nessun Paese può reggersi su un Nord e su un Sud come in Italia. Nessun Paese almeno che voglia restare fra i primi dieci al mondo. Né si può tenere inutilizzato mezzo motore senza perdere velocità, anzi bruciando la testata. E con l’aggiunta che un altro “modello di sviluppo” (rieccolo) converrebbe anche al Nord perché la crescita del Sud lo farebbe sfiatare meno. Tranne che -non si voglia lasciare tutto così perché fa comodo: la chiamiamo sottomissione?
Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 4 maggio 2012

Dottor Trota

Dopo la scoperta che Renzo Bossi si sarebbe laureato in Albania nello stesso giorno in cui era a Bratislava, sarebbe opportuno che questo blog  cambiasse nome in amico del Dottor Trota, ma son sicuro che al nostro beniamino piace essere chiamato informalmente Trota.