mercoledì 7 marzo 2012

«Tangenti per la Lega»: il tariffario delle mazzette

L’uomo che prima avrebbe gestito il traffico delle mazzette fra politici e imprenditori e poi ha messo nei guai gli uni e gli altri si chiama Michele Ugliola, originario di San Severo, professione architetto.

In realtà, secondo i pm della Procura di Milano, la sua attività principale è quella di collettore di tangenti e infatti lo scorso maggio finisce ai domiciliari nell’ambito delle indagini che hanno scoperchiato il sistema di tangenti a Cassano D’Adda.

Ma il nome di Ugliola spunta un po’ ovunque fra le carte delle inchieste: in quella milanese sulle bonifiche di Giuseppe Grossi, in quella di Monza sulle presunte speculazioni edilizie nell’ex area Falck a Sesto San Giovanni e in quella che a Cassano ha decapitato il consiglio comunale. E proprio gli approfondimenti nell’ambito di questo fascicolo hanno portato all’iscrizione di Boni nel registro degli indagati.
Decisive le rivelazioni dell’«architetto mazzetta», già coinvolto in Mani pulite (patteggiò una pena sotto i due anni per bustarelle a Bresso) e tornato a esercitare in gran spolvero il suo ruolo di «mediatore» fra politica e imprese. Il sistema di Ugliola è lineare e il tariffario redditizio: stando alle accuse, il cognato Gilberto Leuci (anch’egli indagato) avrebbe riscosso i soldi dagli imprenditori ritirando mazzette in contanti fino a 500 mila euro, quindi avrebbe passato il denaro all’architetto che provvedeva poi a distribuirlo ai politici.

Decine gli episodi svelati, solo per il Linificio - di proprietà dell’imprenditore Fausto Crippa (non indagato) - avrebbe incassato 3,5 milioni di euro, «di cui a me sarebbe venuto solo il 30%». E il resto andava ai politici. Tutto fatturato dal suo studio, peccato che per gli inquirenti non si trattava di parcelle bensì di tangenti.

«Qui si vogliono sistemare per tre generazioni», dice in un’intercettazione ambientale l’imprenditore Antonio Repici ricostruendo la richiesta di denaro per un appalto. «Vogliono 40 euro al metro quadro, su un totale di 170 mila metri cubi autorizzati, cioè 6,8 milioni di euro, di cui il 20% da versare subito». L’imprenditore rifiuta, anche se il suo commercialista Pierluigi Amati gli fa notare che «comunque, dappertutto, un imprenditore è costretto a dover riconoscere un quid in più alla politica».

E l’architetto fa da ponte, come spiega il leghista (indagato) Marco Paoletti, ex assessore locale e consigliere provinciale a Milano: «Ugliola - dice in un’intercettazione - è più un mediatore, è un intrallazzatore. Quando bisogna mediare tra imprenditori, tecnici e politici ci vogliono anche questi personaggi». Da fine luglio, quando ha iniziato a ricostruire gli affari illeciti di Cassano, Ugliola ha riempito pagine di verbali la maggior parte dei quali secretati. E che ora costituiscono l’architrave delle accuse nei confronti di Boni.

Claudia Guasco

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