giovedì 22 marzo 2012

Il diritto di odiare la Fornero.

Lasciateci almeno il diritto di odiare chi ha avuto tutto dalla vita e ora decide, senza alcuna coscienza, delle vite di chi lavora per pochi spiccioli. Sì, ora che i nostri competitors sono i paesi emergenti in cui il lavoro non costa nulla ed è diventato un must azzerare le tutele, lasciateci almeno questo diritto. Lasciateci il diritto di odiare chi, con le sue lacrime così false, così piemontesi, non mostra alcun pudore quando opera e fa il ministro solo in quanto"moglie di" e non per proprie capacità. Lasciateci odiare una che non si accorgerà mai che la benzina a 2 euro non sta né in cielo né in terra o che Marco Biagi sarà stato pure un brav'uomo, ma la sua riforma è una boiata pazzesca. No, lasciateci odiare la famiglia di cattedratici Fornero/Deaglio e figli, lasciatecela odiare perché è inutile che tiri fuori il curriculum: se non sei "figlio di" all'università non ti ci puoi proprio avvicinare. Lasciatemi odiare lei in luogo di Bruno Vespa e Giuliano Ferrara, le dimostrazioni viventi che in Italia si può mangiare in quantità solo servendo. Lasciateci provare odio perché sarà pur vero che riformare l'articolo 18 che è diventato indispensabile , ma a me fa davvero arrabbiare dover leggere che un giovane di 29 anni (di Scorrano, Lecce, Regno delle Due Sicilie, Europa) si è tolto la vita - senza versare una lacrima eh! - perché non riusciva a trovare lavoro. Già, il lavoro, ossia la prima cosa che al Sud desideriamo mentre al Nord si spartiscono le mazzette

Di seguito parte delle conclusioni alla mia tesi, oggi ho avuto voglia di andarle a ripescare:



L’indissolubile legame tra il diritto e la storia ed, in particolare, tra il diritto civile e l’economia, fa emergere sempre più -nel nostro tempo- l’influsso delle dilaganti crisi economiche del mondo occidentale e della globalizzazione dei mercati. Il nuovo verbo della “flessibilità” costituisce tematica di grande momento ed induce, in modo crescente, il legislatore a fare marcia indietro su consolidate garanzie dei lavoratori, per consentire al mondo dell’impresa di reggere alla concorrenza dei c.d. paesi emergenti, ancora storicamente privi di sistemi di protezione giuridica e sociale che, inevitabilmente, innalzano i costi del mercato del lavoro. A fronte di ciò si assiste alla demolizione progressiva di taluni capisaldi che hanno informato il diritto del lavoro nostrano dagli anni ’70 ad oggi, con sempre più frequenti e ripetuti tentativi di abrogazione o di sostanziale modifica dell’art. 18 St.lav. ed il crescente favor del legislatore per la contrattazione a termine, ampliata a dismisura e del tutto sganciata dal rapporto a tempo indeterminato sino ai più recenti interventi legislativi della l. /2010 (collegato lavoro).
Tanto influisce indirettamente anche sull’esercizio del potere disciplinare e sul sistema delle attuali garanzie che, nell’ottica de iure condendo in cui sembra muoversi la legislazione giuslavorista, finirà per doversi giocoforza raccordare soprattutto per quel che riguarda le conseguenze giuridiche dell’uso illegittimo o invalido del potere disciplinare.

Tuttavia in tempi in cui il legislatore, costretto dall’incombere di crisi finanziare senza precedenti, sembra preferire il piccone allo stiletto, il rischio che vengano di colpo cancellati importanti pagine del diritto del lavoro italiano ed una tradizione interpretativa che ha attraversato il pensiero trentennale di dottrina e giurisprudenza, costituisce un serio rischio d’involuzione della nostra civiltà giuridica.

1 commento:

  1. anch io odio la fornero, ha la pancia piena e non ha capito un cazzo, ogni giorno partorisce una stronzata e domani una ancora piu' grande, siamo rovinati!

    RispondiElimina