lunedì 26 marzo 2012

CENERENTOLA ERA NAPOLETANA.

Uno dei poeti più famosi al mondo ma meno famoso dalle nostre parti è quel Giambattista Basile che nel seicento fu autore de "Lo cunto de li cunti" o "Pentamerone", una raccolta di 50 favole scritte in una lingua napoletana affascinante, colorata e barocca. Tra queste favole spicca quella della "Gatta Cenerentola", scritta evidentemente prima di quelle successive di Perrault, dei fratelli Grimm o di quella rielaborata da Walt Disney. Siccome il Basile nacque e morì a Giugliano nei pressi della capitale del vicereame, quando scrisse di quello scalone e di quella scarpetta che "Cenerentola" smarrisce nella sua fuga notturna, stava immaginando quello scalone collocato all'interno del Palazzo Reale di Napoli e che, più o meno, ha conservato la sua struttura originaria. Da circa quattro secoli manca su quelle scale un avviso che ricordi semplicemente una notizia : " Su queste scale Cenerentola perse la sua scarpetta". E i danni di questa assenza incidono sulla cultura ma anche sugli aspetti turistico-economici in modo rilevante.
Ma "grazie" alla campagna anti- Regno, o se volete filo savoiarda, di Benedetto Croce (il peggior nemico, unitamente a suo zio Spaventa, che abbiano avuto i duosiciliani), che accusava di "municipalismo" o di "localismo" o di "regionalismo" tutti i più grandi "pensatori" (artisti, poeti, scrittori, filosofi) napoletani, questi furono messi ai margini della storiografia, ignorati e dimenticati.... ed il fenomeno è, ahimè, ancora attuale! Le tesi di Benedetto Croce mirate a cancellare, mistificare o ridimensionare all'ambito anche folkoristico, la grande e gloriosa storia di Napoli e del Regno delle Due Sicilie, saranno seguite supinamente senza cambiarle di una virgola per decenni da intellettuali e storici ufficiali, che rappresentano il vero nemico di chi cerca il riscatto di Napoli e del Sud.

Liberamente tratto da "I peggiori 150 anni della nostra storia" di Gennaro De Crescenzo (Editoriale Il Giglio-Napoli 2012)

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