venerdì 9 marzo 2012

Scontro tra la madre di de Magistris e Csm

Chiede indennizzo per l'infermità che colpì il marito magistrato, a suo giudizio legata a stress professionale

NAPOLI - Dopo le polemiche degli ultimi anni, tornano a incrociarsi le strade della famiglia de Magistris e quelle del Csm. Il caso, questa volta, non riguarda però il sindaco di Napoli, ma una richiesta avanzata al Consiglio superiore della magistratura nel 2006 dalla madre dell’ex pm, Marzia Russo, e sempre respinta da Palazzo de’ Marescialli. Oggetto della domanda della signora è il riconoscimento di un equo indennizzo per la malattia del marito Giuseppe de Magistris, ex presidente di sezione di corte d’appello morto dopo una malattia che sarebbe dipesa dallo stress professionale, cioè da «cause di servizio».

La richiesta di equo indennizzo avanzata dalla moglie del magistrato fu respinta nel 2006 dal Csm. Che, nel motivare il rigetto della domanda, argomentò per la mancanza di collegamento causale tra il servizio prestato da Giuseppe de Magistris e la malattia che ne determinò la morte. Una lettura che i consiglieri ritenevano «confortata» da una risoluzione in materia dello stesso Csm secondo la quale «il generico riferimento a condizioni di stress lavorativo nello svolgimento di fatto di ordinarie mansioni per le quali il magistrato abbia maturato l’esperienza e la capacità professionale necessaria, non può essere utilmente valutato dal Consiglio per il riconoscimento della malattia come dipendente da causa di servizio». Una lettura ribaltata però un anno fa dai giudici del Tar Campania. Che hanno dato invece ragione alla vedova del magistrato riconoscendo — sulla scorta di una consulenza tecnica d’ufficio — il ruolo giocato dallo stress lavorativo legato alle grosse responsabilità professionali come concausa nello sviluppo della malattia. Una sentenza che ha di fatto costretto Palazzo de’ Marescialli a occuparsi ancora del caso (le pratiche riguardanti i riconoscimenti per equo indennizzo sono competenza della quarta commissione del Csm, presieduta dal magistrato Paolo Enrico Carfì). E ieri, al termine della valutazione della vicenda, è stato il plenum all’unanimità a deliberare che venga chiesto all’Avvocatura di presentare appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar della Campania. Due le doglianze. La prima è relativa alla competenza, dal momento che le decisioni prese dall’organo di autogoverno della magistratura possono essere impugnate solo davanti al Tar del Lazio, e dunque i magistrati amministrativi campani non avrebbero dovuto pronunciarsi sulla materia. La seconda invece è relativa al merito, dal momento che la decisione di rigettare la richiesta della signora sarebbe stata una scelta dovuta, poiché il Csm era obbligato a conformarsi al parere vincolante del Comitato di verifica per le cause di servizio, che era negativo. Giuseppina Casella, napoletana, consigliere in quota Unicost, commenta così la decisione del plenum: «È una pratica come ce ne sono tante, ed è solo un caso che riguardi il padre di de Magistris. Non andiamo a scomodare il sindaco di Napoli, mi sembra impegnato in cose ben più serie».

Gianluca Abate

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